Ex convento Santa Chiara, arriva l'ordinanza di sgombero: "L'edificio non è più sicuro"
Il sindaco Decaro firma il provvedimento d'intesa con il Prefetto. Ora il Comune dovrà cercare una nuova sistemazione per i circa 200 rifugiati che occupano l'alloggio
Troppo seri i danni causati dall'incendio, l'ex convento di Santa Chiara a Bari vecchia deve essere liberato. L'ordinanza di sgombero, trasmessa già ieri sera in Prefettura, è stata firmata questa mattina dal sindaco Decaro dopo un nuovo incontro con il prefetto Nunziante.
"L’incendio dell’altra notte - ha spiegato Decaro - ha seriamente compromesso la sicurezza della struttura, facendo precipitare una situazione già delicata e mettendo a rischio la salute degli occupanti. Il solaio del terzo piano è stato danneggiato dal punto di vista strutturale, ed è necessario sigillare l’edificio per scongiurare ulteriori rischi".
Ad appiccare il rogo, un 32enne originario del Niger. ospite della struttura, poi fermato dai carabinieri. L'uomo avrebbe dato fuoco ad alcune suppellettili e le fiamme hanno danneggiato il terzo e quarto piano dell'edificio.
Il provvedimento, che probabilmente verrà notificato agli ospiti dell'ex convento già nel pomeriggio, non sarà immediatamente esecutivo: ci sarannno dieci giorni di tempo per liberare la struttura.
Ora il Comune dovrà occuparsi di cercare una nuova sistemazione per i migranti. Si valuta anche l'ipotesi di allestire temporaneamente una tendopoli. "Siamo al lavoro per individuare, in collaborazione con la Prefettura, la Provincia e la Protezione civile regionale, una soluzione immediata anche se temporanea per non lasciare per strada i migranti - ha detto Decaro - Del resto è noto a tutti l’impegno di questa amministrazione per evitare azioni di forza ed individuare soluzioni alternative percorribili: abbiamo già chiesto e ottenuto, per il tramite della Prefettura, un finanziamento dal Ministero degli Interni per allestire una struttura su suolo comunale che possa ospitare i migranti di Santa Chiara. Tutto ciò per dar vita ad una sistema minimo di accoglienza degno di questo nome”.