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Cronaca

"La criminalità si combatte con la cultura". L'antimafia a Bari nel segno di 'Rita Atria'

Impegno incessante da parte del ramo barese fondato 9 mesi fa da Claudio Altini, referente dell'associazione intitolata alla coraggiosa ragazza siciliana che aveva denunciato a Paolo Borsellino le trame mafiose del suo paese, morta una settimana dopo l'attentato al magistrato

"Forse un mondo onesto non esisterà mai, ma chi ci impedisce di sognare. Forse, se ognuno di noi prova a cambiare, forse ce la faremo". Le parole di Rita Atria, indicano la strada giusta: non abbassare mai la guardia contro le Mafie e la mentalità disonesta capace di distruggere dalle fondamenta una società, una città, un territorio. Lo spirito puro della ragazza, che dopo aver vissuto gli omicidi di suo padre e di suo fratello, osò denunciare a Paolo Borsellino le trame mafiose del suo paesino, Partanna, nel cuore della Sicilia, vive nell'impegno dei tanti volontari dell'associazione che porta il suo nome.

Rita non c'è più dal '92, quando, una settimana dopo l'attentato che costò la vita a Borsellino, suo punto di riferimento, si tolse la vita. Due anni dopo venne fondata l'associazione a lei intitolata, protagonista di tante battaglie a difesa della legalità, dei diritti e a favore della cittadinanza attiva. Il 'ramo' barese di 'Rita Atria' è nato però da soli 9 mesi, per l'impegno di Claudio Altini, 26 anni: "In città - spiega, abbiamo già organizzato diversi presidi della legalità, come per l'Artes Cafè a Bari Vecchia" nel caso dell'aggressione avvenuta il mese scorso, "partecipando anche a manifestazioni, ad esempio quella per ricordare la psichiatra della Asl Paola Labriola, uccisa nel suo ufficio, oppure promuovendo raccolte firme, come nel caso di Khadim, giovane senegalese che sventò una rapina alcuni mesi fa, decidendo di sostenerlo per fargli ottenere il permesso di soggiorno". I ragazzi parteciperanno anche alla manifestazione del 7 dicembre indetta dal Comitatio di Piazza Umberto, con un Aperidog contro le zoo-mafie. 

Intenso, per l'associazione, lo scorso weekend con visite negli istituti superiori "Giulio Cesare" e "Socrate" di Bari e l'istituto comprensivo "Gramsci-Pende" di Noicattaro, organizzando inoltre una conferenza nell'aula consiliare del comune di Rutigliano. La sezione barese ha presentato, alla Libreria Laterza in via Dante, il volume di Serena Maiorana, 'Quello che resta. Storia di Stefania Noce' sul femminicidio e diritti delle donne nell’Italia di oggi. All'Artes Cafè, invece, si è svolta una tavola rotonda, nella quale sono stati presentati casi di impatto ambientale e sanitario collegati agli ecomostri presenti sul territorio italiano: dal Muos di Niscemi in Sicilia, all'Ilva di Taranto alle stazione Enel che potrebbe essere costruita a Casamassima.

L'associazione non usufruisce di fondi, ma va avanti grazie al contributo dei volontari e delle vendite di magliette, ma anche dei 'pizzini della legalità, ovvero taccuini in cui si raccontano le storie d'impegno contro le Mafie. 'RIta Atria' opera in un territorio dalle problematiche 'multiformi', dove non si deve abbassare mai la guardia: "Bari - spiega Altini - ha avuto la fortuna di avere un magistrato come sindaco e nei primi cinque anni di mandato è stata fatta una buona lotta culturale contro l’illegalità. Poi è andato scemando. Il problema della nostra città è che pecca di strutture. Non so se sia un problema di fondi, ma il bando per l’assegnazione dei beni confiscati non viene fatto da tempo e questi sono un’ottima sentinella per valutare la situazione della legalità sul territorio: potrebbero essere ben impiegati per prevenire la devianza, dandoli ad associazioni".

La questione principale, forse, la mentalità dei baresi: "Da noi molti pensano che finché non ti toccano, il problema non ti riguarda o non esiste. La mancanza di fiducia nelle istituzioni e l’assenza di certezza della pena fanno il resto. Non bastano opere di commemorazione per rendere sensibili i cittadini a queste tematiche. Le associazioni sul territorio compiono grandi sforzi da soli. La criminalità ha campo libero perché sul nostro territorio i cittadini alimentano le attività illegali (droga, prostituzione, gioco d’azzardo, rete dei parcheggiatori abusivi) ed è su questo che bisogna intervenire, creando un presidio di legalità in ogni quartiere e fornendo luoghi di aggregazione in cui discutere e scardinare questa mentalità e queste abitudini con il dialogo e il confronto".

In ultimo, occorre sensibilizzare i giovani, non tralasciando istruzione e sapere: "Mi piacerebbe molto - conclude In Altini - organizzare più eventi nelle scuole per far capire ai ragazzi che, se acquistano il fumo, stanno finanziando chi vende le armi che uccideranno degli innocenti. La legalità passa soprattutto dalla cultura e, ahimè, non abbiamo da tempo un assessore alla Cultura".

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