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Venerdì, 26 Aprile 2024
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Reddito di Dignità per aiutare le donne dalla spirale della violenza, ma in Puglia è "ancora poco usato"

I dati della ricerca di Actionaid: "Nella regione dal 2018 al 2022 solo 451 donne, su una potenziale platea beneficiaria di 950 all'anno, hanno usufruito del ReD"

In Puglia, dal 2018 al 2022 solo 451 donne, su una potenziale platea beneficiaria di 950 all'anno, hanno usufruito del Reddito di Dignità, strumento importante che possa anche aiutare per chi è stata vittima di violenza: è il dato emerso nel corso di una ricerca effettuata da Actionaid denominata 'Diritti in Bilico'

L’allontanamento dalla casa familiare per motivi di sicurezza o perché di proprietà del maltrattante; la mancanza o la sospensione temporanea del lavoro per ricevere cure e supporto, l’impossibilità di disporre dei propri soldi perché sotto il controllo del convivente: tutto ciò richiede una fonte di sostentamento che possa consentire alle donne di uscire dal tunnel della violenza: "La Regione Puglia - spiega Actionaid in una nota -  ha introdotto il ReD con legge regionale nel 2016 come misura di contrasto alla povertà assoluta. Le donne in fuoriuscita dalla violenza sono state incluse a partire dal luglio 2018, prevedendo un percorso differenziato di accesso alla misura: non è richiesta loro la presentazione dell’Isee e non è imposto l’obbligo di seguire un percorso di attivazione lavorativa per l’ottenimento del supporto economico. Il contributo mensile previsto dal ReD è di circa 400 euro mensili per un massimo di 12 mesi rinnovabili dopo un periodo di sospensione. La domanda di contributo può essere inoltrata solo attraverso i Servizi sociali professionali, anche su segnalazione di un centro antiviolenza territoriale. L’unico criterio previsto, infatti, è essere prese in carico da una struttura di accoglienza o dai servizi sociali professionali. 

“Per vivere - spiega Isabella Orfano, esperta diritti delle donne di Actionaid -  una vita libere dalla violenza, le donne hanno bisogno di un reddito sufficiente una casa sicura, un lavoro dignitoso e servizi pubblici funzionanti: diritti fondamentali che le istituzioni italiane non sono in grado di garantire a tutte e in tutti i territori. Il rischio è di far tornare le donne, spesso con figlie e figli, dagli autori di violenza, vanificando il loro percorso verso l'autonomia. Quanto tempo ancora le migliaia e migliaia di donne che hanno subito violenza dovranno aspettare prima di poter beneficiare di politiche e servizi strutturali che rispondano alle loro esigenze? Al Governo chiediamo per l’ennesima volta di adottare politiche integrate e strutturali coinvolgendo tutti i Ministeri e gli uffici competenti” conclude Orfano.

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