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Cronaca

Omicidio Diomede, gli investigatori: "Nuove alleanze nella mala barese"

Continuano le indagini sull'omicidio del 39enne Cesare Diomede, ucciso a colpi di pistola nei pressi di via Buccari domenica sera. Gli inquirenti non escludono la pista di un regolamento di conti tra clan rivali in lotta per il controllo del territorio

A 48 ore dall'omicidio di Cesare Diomede, il 39enne sorvegliato speciale figlio di Biagio, boss dell'omonimo clan mafioso barese, le indagini degli inquirenti procedono a ritmo serrato. Gli investigatori stanno cercando di capire se l'agguato di domenica sera, avvenuto nel groviglio di stradine nei pressi di via Buccari, al quartiere Carrassi, sia scaturito in seguito ad un litigio improvviso o se non sia piuttosto la spia di un nuovo inizio degli scontri tra clan rivali nel tentativo di ridefinire gli equilibri mafiosi e aggiudicarsi il controllo delle attività illecite sul territorio.

LE INDAGINI - Per il momento poche sono le certezze sulla dinamica dell'agguato. E' certo che Diomede ha cercato di sfuggire al fuoco dei killer, tentando di dileguarsi a piedi nelle stradine tra via Buccari, dove risiedeva, e via Gargasole. E' altrettanto probabile, però, che il 39enne abbia cercato di difendersi sparando a sua volta contro i sicari, senza tuttavia riuscire a colpirli. Gli inquirenti ipotizzano infatti che la pistola di fabbricazione cinese con la matricola abrasa ritrovata sul luogo del delitto possa essere stata usata dallo stesso Diomede e non dai suoi killer: una supposizione che troverà eventualmente conferma nei prossimi giorni con la prova "Stub".

IL CONTESTO CRIMINALE - Nel ricostruire le dinamiche dell'omicidio, gli investigatori stanno attribuendo particolarmente importante ai numerosi episodi criminali verificatisi nei mesi che hanno preceduto l'omicidio Diomede. Il riferimento è, in particolare, ai ripetuti sequestri di armi nei quartieri baresi più "caldi" dal punto di vista della criminalità, come il Libertà, nonché all'arresto, avvenuto lo scorso 22 agosto nel quartiere San Girolamo, di due giovani pregiudicati a bordo di una moto con armi pronte a fare fuoco. Tutti indizi che farebbero pensare ad una lenta ma inesorabile riorganizzazione delle attività della mala barese, con una conseguente "revisione" degli equilibri criminali in città. Da tempo, ad esempio, i quartieri Carrassi e Picone, seppure tranquilli e mai poco coinvolti da fatti di sangue, erano considerati la roccaforte del clan Diomede. Ma dopo l'omicidio di domenica sera potrebbe non essere più così.

"Avevamo avvertito che c'era una riorganizzazione in atto nella mala barese, - ha dichiarato il procuratore aggiunto Pasquale Drago - riposizionamenti di gruppi da un clan all'altro e tali movimenti, sovente, portano a contrasti violenti. A questo punto temiamo che si possano scatenare fenomeni di ritorsione".
 

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