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Cronaca

Violenza sui minori: parte in Puglia il progetto Unars

Si chiama "Understanding Action and Resistance" ed è promosso a in Puglia dal Garante regionale dei minori e dalla cooperativa Il Meridiano. Obiettivo: fare rete, ricerca e formazione.

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di BariToday

Un bambino come percepisce la violenza fisica, verbale o psicologica sia subita sia "assistita" nel suo contesto familiare? Quali comportamenti perpetra nel corso degli anni: resistenza e vittimizzazione? Qual è l'approccio che gli adulti, educatori, assistenti sociali, genitori o nonni, devono avere nel gestire i disagi latenti o manifesti del minore?

Sono questi alcuni dei quesiti centrali per i quali il progetto "Understanding Action and Resistance (UNARS)" è nato, coinvolgendo quattro Paesi europei, tra cui l'Italia. In Puglia è promosso dalla Garante dei Diritti all'Infanzia e Adolescenza, in partenariato con la società cooperativa barese "Il meridiano" e l'Università di Northampton (UK). A Bari, il 21 marzo 2013, nella Sala Guaccero del Consiglio regionale pugliese, si sono riuniti intorno a un tavolo associazioni, rappresentanti politici e territoriali, portatori di istanze in favore dei diritti dei minori. Tanti i soggetti della cittadinanza attiva intervenuti (tra cui Legacoop Puglia con il presidente Carmelo Rollo e la presidente Commissione Pari Opportunità e Politiche di Genere, Flora Colamussi) per avanzare proposte e definire al meglio l'attuazione del progetto.

Si tratta nello specifico, come hanno sottolineato la Garante dei minori, Rosangela Paparella, e Caterina Nardulli della cooperativa Il Meridiano, di un progetto che ha come finalità quello di capire come i giovani gestiscono la violenza domestica e come sviluppano la capacità di crearsi "spazi di resistenza". UNARS, della durata di due anni e finanziato dalla Commissione europea, si svolgerà su due livelli di azione, come ha sottolineato Nardulli, ovvero sullo studio della percezione che i minori hanno della violenza subita e "assistita" e sulla costruzione di una programmazione di strategie rivolte a ricercatori e operatori del settore.

Nel corso del workshop, dunque, sono state raccolte prime proposte dai partecipanti: dal coinvolgimento delle scuole, alle parrocchie, al tribunale dei minori. Anche il movimento cooperativo pugliese, come ha sottolineato Rollo, si metterà a disposizione, qualora fosse necessario, a completo supporto del progetto.

Il programma, come ha evidenziato Caterina Nardulli nel corso del suo intervento, è stato strutturato in due grandi macro fasi. Una che prevede l'analisi di contesto: analisi desk, selezione dei minori, interviste semi strutturate, "photovoice". E un'altra di formazione e interpretazione dei risultati con training agli operatori, redazione manuali di intevento, indagini approfondite e in presenza di psicoterapeuti per dare voce al disagio delle vittime e per studiarne la capacità di resilienza dei soggetti affetti. Per la seconda fase, nello specifico, verrà coinvolto il mondo accademico e politico con incontri mirati e con la diffusione dei risultati raccolti.

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