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Ex Osram-Baritech, a rischio il futuro di 150 lavoratori. Cgil: "Destinare risorse per riqualificare e riassorbire personale"

La segretaria generale di Bari, Gigia Bucci, ha incontrato il presidente della task force regionale Leo Caroli. Per lo stabilimento sembra sfumata l'ipotesi di reindustrializzazione legata al progetto di una multinazionale dell'automotive

Non c'è solo la Bosch, con i 700 esuberi annunciati nel giro di cinque anni. Tra i tanti fronti di crisi nella zona industriale di Bari c'è anche quello della Baritech (ex Osram), l'ex fabbrica di lampadine, poi riconvertita alla produzione del cosiddetto melt blown, il tessuto non tessuto utilizzato per le mascherine.

A rischio ci sono i circa 150 operai dello stabilimento: sembrerebbe infatti sfumata, almeno allo stato attuale, l'ipotesi di una reindustrializzazione del sito attraverso un progetto di una multinazionale turca dell'automotive. 

In merito alla vicenda, la segretaria generale della Cgil Bari, Gigia Bucci, ha incontro il presidente della task regionale per l'occupazione, Leo Caroli. "L’azienda Martur - spiega Bucci in una nota - ha avviato attraverso Porta Futuro la selezione di ingegneri per il centro di ricerca e operai richiesti dall’azienda. Così facendo vanno a casa i dipendenti che rischiano il posto di lavoro per mancanza di professionalità richieste dalla multinazionale turca dell’automotive".

"I soldi pubblici, nonché l’impegno che la Regione mette attraverso le sue risorse - commenta ancora la segretaria generale della Cgil Bari - devono essere utilizzati per riassorbire il personale attraverso percorsi di formazione e riqualificazione. Si tratta di competenze che non possono essere perse. Non possiamo permettere che nella nostra area industriale arrivino veri e propri predatori a fare investimenti, utilizzare risorse pubbliche per poi aprire una guerra fra poveri, ossia fra i padri ultracinquantenni fuori dai cancelli che avranno perso il lavoro e i figli che entreranno, le cui professionalità sono rispondenti ai profili che la nuova azienda ha richiesto e per cui sta procedendo con le selezioni del personale. Questa cosa è inammissibile. L’area industriale di Bari che molti dicono sia piena di lavoro, è invece satura di crisi, piena di problemi occupazionali derivanti proprio da queste multinazionali che vengono, investono col ricatto di scegliere chi dicono loro a lavorare, e per mancanza di commesse, liquidano le società e mandano a casa centinaia di dipendenti. Devono intervenire responsabilmente istituzioni e politica, conclude Bucci, ma sono anche e soprattutto le imprese che vanno richiamate ad una responsabilità sociale che stanno dimostrando di non avere, perché nel momento in cui fanno un investimento devono dar conto al territorio e alle persone che abitano quel territorio".

Dal canto suo il capo della task force regionale, Leo Caroli, ha evidenziato la necessità di una maggiore "flessibilità" nel negoziato tra Baritech e i manifestatori di interesse che approcceranno all’ipotesi di reindustrializzazione, con il Comune obiettivo dell'avvio di nuove attività anche diversificate in quel sito produttivo e la ricollocazione dei dipendenti. 
 

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