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"Sì al parklet in via Quintino Sella, ma i lavori li facciamo noi": la paninoteca tra i pochi locali ad allestire pedane e tavolini

Alberto Ariu, titolare della paninoteca, ha deciso di investire su questa soluzione pur di ampliare i posti a sedere, arrivando a 15: "Sono riuscito a contenere i costi su materiali e lavori, altrimenti non ne sarebbe valsa la pena"

Tra i pochi parklet, pedane autorizzate dal Comune per uno spazio di cinque metri per due sul posto auto corrispondente all’ingresso del locale, c’è quello allestito da BurgerPork di via Quintino Sella, via di passagio nel centro di Bari. Finora di richieste arrivate agli uffici dell’ente se ne contano una decina, tra queste quella di Alberto Ariu, titolare della paninoteca, che ha deciso di investire su questa soluzione pur ampliare i posti a sedere, nonostante la strada, tra le più trafficate della città, non fosse tra quelle candidate. E nonostante anche i costi dell’operazione, non quelli per l’autorizzazione,  quanto quelli per materiali e lavori, e il periodo limitato, fino al 15 settembre, per l’utilizzo.

“Ho deciso di farlo –spiega Ariu, ristoratore di origine sarda - solo perché i lavori li facciamo noi direttamente, senza doverci affidare a delle ditte, perché sono riuscito a risparmiare sul materiale che in parte, come l’ombrellone, potrò utilizzarlo in seguito per mio conto. Così comunque la spesa si aggira attorno ai mille euro. Non credo neanche che mi convenga, se non per una sorta di operazione di marketing: la gente passa e vede che il locale è attivo”. Proprio la componente dei costi, che si aggirano sui 3 mila euro, ha fermato molti ristoratori in un periodo di difficoltà massima, scarsa liquidità e debiti. A ciò si è aggiunta la discriminante del possedere una cucina attiva per poter ottenere l’autorizzazione in base al codice Ateco.

“Con questa soluzione – spiega ancora Ariu, che dona i suo panini anche ai senzatetto attraverso l’associazione In.con.tra. – e l’aggiunta dei tavolini sul marciapiede potrò recuperare una quindicina di coperti. Nulla di eccezionale, anche se è già qualcosa. Finora siamo andati avanti con asporto e domicilio, ma questo ha portato solo ad aumentare le perdite, tra confezione e costo del servizio. Sono 80 mila euro, il 46 per cento. Mentre i ristori del governo hanno sì e no fatto fronte al 7 per cento di ciò che ho perso. Tra debiti, mancati, guadagni e prestiti, sono sotto di 120 mila euro. Si può solo sperare che serva a qualcosa. Prima lavoravamo tanto anche con i turisti, ora, la vedo dura”.

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