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Lunedì, 29 Aprile 2024
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In Puglia crescono le donazioni di midollo osseo. La storia di Sara: "Quel sì ha salvato una vita, e ha cambiato per sempre la mia"

Il racconto di Sara Ventura, 36enne della provincia di Bari. Con il suo gesto ha ridato speranza a un ragazzo come lei: "Ricevere la sua lettera è stata un'emozione fortissima. Ai giovani dico: non serve eroismo, ma consapevolezza"

Sara Ventura ha 36 anni. Altamurana, oggi vive a Torino, dove lavora come insegnante. E' passato ormai qualche anno da quel giorno "che avrebbe potuto essere uno come tanti, e invece mi ha cambiato la vita": e quando lo racconta, l'emozione si percepisce ancora chiaramente. Il giorno è stato quello in cui Sara, con il suo sì alla donazione di midollo osseo, ha ridato nuova vita a qualcuno che non conosceva. Una persona gravemente malata - un ragazzo della sua età, ha scoperto dopo - per cui lei rappresentava quella sola possibilità su 100mila (tale è la probabilità di trovare un midollo compatibile tra individui non consanguinei) che avrebbe potuto significare guarigione e rinascita. Il trapianto di midollo osseo, infatti, spesso può rappresentare l'unica speranza per pazienti affetti, ad esempio, da tumori del sangue come leucemie, linfomi e mieloma.

E' il 2016 e sono passati tre anni da quando Sara, impegnata come volontaria in un'associazione attiva nel sociale, ha incontrato la realtà di Admo Puglia e ha deciso di tipizzarsi (di sottoporsi cioè al prelievo di sangue necessario per poter stabilire il grado di compatibilità tra un donatore e un eventuale paziente che necessita un trapianto di midollo), entrando a far parte del Registro Italiano dei Donatori di Midollo Osseo. "Mi chiamarono dal Policlinico di Bari, spiegandomi che c'era questa compatibilità - ricorda Sara - In un primo momento ho avuto timore, erano passati tre anni dalla tipizzazione, non ricordavo bene tutto, mi sono chiesta se sarebbe stato doloroso, o pesante". "Ma quella sensazione - prosegue - è svanita subito. Sono stata sottoposta a una serie di controlli, prima per verificare il mio stato di salute, poi l'effettiva compatibilità con il ricevente. Admo mi ha guidata passo dopo passo, accompagnandomi in ospedale, dandomi la possibilità di confrontarmi con loro su tutto".

La donazione (la prima per Sara, che poi sarà chiamata ancora una volta ad aiutare il suo ricevente) "è stata velocissima. La prima volta - racconta - ho donato con la procedura che prevede il prelievo del midollo osseo dalla parte superiore delle ossa del bacino, in anestesia generale. Oggi è più rara, si fa in circa il 20% dei casi. Ma comunque non è stata pesante: ho sentito solo un po' di mal di schiena al risveglio, e dopo un giorno di osservazione al Policlinico come previsto, sono partita per le vacanze". 

Quando ripercorre quei momenti, Sara non nasconde l'emozione che la investe. In particolare quando racconta dello scambio di lettere avuto sin da subito - tramite l'ospedale e in totale anonimato - con il suo ricevente. Un uomo, anzi un ragazzo come lei, straniero, scoprirà dopo, leggendo tra le righe di quelle missive in parte 'coperte' per ragioni di privacy. "Appena saputo di questa compatibilità io scrissi una lettera - ricorda - La risposta mi arrivò qualche giorno dopo la donazione: era scritta in italiano, per questo in un primo momento pensai che il mio ricevente fosse italiano. Mi raccontava che aveva una leucemia molto grave, e che aveva fatto un sogno, in cui si trovava in una situazione di grande confusione, disperso in una folla. E poi durante il sogno arrivava una donna di cui lui non vedeva il volto, che gli tendeva una mano e lui aggrappandosi a questa mano riusciva a liberarsi da questa situazione. E diceva: questo è il segno della grande festa della vita, a cui tutti sono invitati, siamo tutti connessi. E' stata un'emozione meravigliosa". Dopo qualche tempo, circa un anno e mezzo dopo la prima donazione, Sara riceve una nuova chiamata: "Mi spiegarono che il mio ricevente aveva avuto una recidiva, aveva ancora bisogno di me, e non mi sono tirata indietro". Questa volta la donazione avviene con il prelievo da sangue periferico. In questo caso la donazione viene preceduta dalla somministrazione, attraverso iniezioni sottocutanee, di un farmaco che ha la proprietà di aumentare il numero delle cellule staminali e di facilitarne il passaggio dalle ossa al sangue. Successivamente il prelievo avviene mediante la procedura di aferesi (la stessa utilizzata per la donazione di plasma o piastrine. Le cellule staminali emopoietiche vengono isolate e raccolte in una sacca, mentre il resto del sangue viene reinfuso. Dopo questa seconda donazione, però, 
Sara non riceve nessuna lettera: "Il tempo passava. Pensavo che non ce l'avesse fatta, sapevo che quando una leucemia è recidivante è molto aggressiva". Ma quella lettera tanto attesa, "stupenda e piena di gioia", arriva un anno dopo. "Era scritta in inglese - racconta Sara - così ho capito che si trattava di una persona straniera. Ma di lui non mi fu detto altro, se non che all'epoca della prima donazione aveva trent'anni, come me. Mi disse di aver aspettato di essere certo di stare completamente bene prima di scrivermi. Mi disse che io gli avevo dato una seconda vita, che aveva comprato una casa sul mare, che aveva ripreso a fare le sue attività, a giocare a calcio". Le parole con cui quella lettera si conclude a Sara resteranno nel cuore per sempre: "Alla fine mi scrisse: siamo una famiglia. Amore senza fine". "E' bellissimo sentire questo senso di connessione profonda, sapere che hai da qualche parte nel mondo un gemello, una persona che se fa la sua vita è solo grazie a te. Ecco perché da sempre dico: quello che ho ricevuto, è molto più di ciò che ho dato. Penso spesso a questa persona, penso al potere che ciascuno di noi ha, senza far nulla, rimanendo semplicemente 'in pigiama', di salvare davvero una vita".

Oggi Sara continua a raccontare la sua storia ai suoi studenti, alle persone che incontra, a partecipare a iniziative di sensibilizzazione sull'importanza della donazione di midollo osseo. E lancia il suo messaggio ai ragazzi: "Quello che dico loro è che non serve eroismo, non serve coraggio, serve solo consapevolezza. E' un gesto di una semplicità estrema, ed è un gesto che ti restituisce molto più di quello che tu puoi dare. Quello che dai è un istante, non avrai dolore, non avrai fatica, ma se puoi farlo ti riempirà una vita di una gioia e di un'esperienza straordinarie".

Come Sara, sono sempre più numerose, anche in Puglia, le persone che hanno deciso di diventare donatrici di midollo osseo. Il registro pugliese dei donatori - come spiega Maria Stea, presidente di Admo Puglia, associazione che da trent'anni porta avanti attività di sensibilizzazione sul territorio - conta oggi circa 30mila iscritti. Le donazioni effettive sono state finora 180. Un numero che è andato via via crescendo nel tempo, parallelamente all'aumento di coloro che hanno deciso di tipizzarsi candidandosi a diventare potenziali donatori: "Se nei primi anni avevamo una donazione all'anno, ora ce ne sono anche quindici. Ad esempio, c'è già stata la prima donazione del 2023, da parte di una ragazza". A novembre scorso Admo Puglia ha anche dato il via alle attività dell'ambulatorio mobile (acquistato con il sostegno della Asl Bari), mentre è in corso di realizzazione un altro progetto per l'acquisto di kit salivari per la tipizzazione. Nel mese di dicembre, nel corso delle due prime 'uscite' dell'ambulatorio mobile nel Barese (a Casamassima e Bitonto), sono state realizzate 100 nuove tipizzazioni. "Segno di una sensibilità e di un'attenzione crescenti verso la donazione di midollo", dice Stea, che lancia anche un appello: "La nostra associazione è alla ricerca di volontari che possano partecipare alle nostre attività: chiunque volesse dare una mano può farsi avanti e contattarci".

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