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Anastasia, l'infermiera Asl bielorussa in missione per salvare i profughi ucraini: "Lasciano i loro cari sognando di riabbracciarli"

Trent'anni, in Italia ormai da venti, Anastasia Lombardi fa parte dei volontari della missione organizzata dalla SerMolfetta e guidata da don Gino Samarelli per portare in salvo un gruppo di quaranta persone, tra cui 17 disabili e una neonata

Anastasia Lombardi ha trent'anni, è originaria della Bielorussia ma vive in Italia da quasi venti. E' un'infermiera della Asl Bari, parla molto bene la lingua russa, e quando ha saputo della possibilità di unirsi alla missione umanitaria organizzata dalla associazione Ser Molfetta per mettere in salvo un gruppo di profughi ucraini affetti da disabilità, non ha avuto esitazioni: ha detto subito sì.

Martedì scorso, terminato il turno nell’hub Fiera per le vaccinazioni, Anastasia si è unita al gruppo di Don Gino Samarelli per andare a prendere donne, bambini, e anziani, in fuga dalla guerra in Ucraina e portarli al sicuro in Italia. Oggi in tarda serata è previsto il rientro a Molfetta.

“Ho parlato con loro in lingua alla dogana ungherese  – racconta Anastasia mentre è di ritorno in Puglia - sono tornata alle mie origini, tutti hanno lasciato lì qualcuno che vogliono riabbracciare al più presto, sperano di rivedere i loro cari. Non ho avuto un attimo di esitazione, ho subito accettato l’invito della dottoressa Coluccia – aggiunge – è un’esperienza forte ma sono contenta di averla vissuta”. 

A bordo del pullman su cui sta viaggiando l’infermiera ci sono quaranta persone, di cui sei non vedenti e undici ipovedenti. Tra loro anche una neonata di 9 mesi, un anziano di 80 anni e tre cani.

Con l’infermiera, c’è anche Paola Coluccia, 62 anni, cardiologa in pensione, impegnata prima in attività di contact tracing e dopo nella campagna vaccinale dall’inizio della pandemia Covid ad oggi. “Del primo incontro con i profughi – racconta Coluccia – ricordo gli occhi lucidi delle donne e dei bambini infreddoliti. Sono stata io la prima a farli salire sul nostro mezzo – continua la dottoressa – abbiamo verificato lo stato di salute ed eseguito i primi tamponi, oltre a far sentire il più possibile la nostra vicinanza”.
 

(foto Asl Bari: Anastasia con la dottoressa Coluccia)

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