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Domenica, 28 Aprile 2024
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"Noi chiusi e ovunque assembramenti: per questo ho bloccato la Statale", la rabbia del ristoratore: "Riapriamo subito"

Il gestore dello storico locale La Locanda di Federico di piazza Mercantile era tra i ristoratori che hanno occupato la 100 all'ingresso di Bari prima di essere ricevuti dall'assessore regionale allo Sviluppo economico Delli Noci

“Sappiamo di poter rischiare denunce, ognuno di noi sa a che cosa va incontro, ma la situazione è drammatica, alcuni hanno perso la propria attività, ci sono i debiti da pagare e la famiglia da mantenere”.

Gianluca Spanuolo è uno dei trenta tra ristoratori e baristi ad aver occupato per circa un’ora la Statale 100 all’ingresso di Bari la mattina di lunedì 3 maggio contro le misure antiCovid che penalizzano la categoria. Tra i locali che gestisce ci sono La Locanda di Federico e la vineria accanto in piazza Mercantile. Era con la delegazione che ha incontrato l’assessore regionale allo Sviluppo economco Alessandro Delli Noci.

Cosa gli avete chiesto?

“Che si torni al più presto a farci riaprire le attività. La Puglia con l’Rt attuale sarebbe dovuta diventare gialla da lunedì e invece è rimasta arancione e noi tra le poche categorie ancora rimaste chiuse. Poi assistiamo ad assembramenti di ogni tipo tra giardini, lungomare, panchine e spiagge di gente che ha comprato il panino o la birra dal supermercato. Perché non permettere quindi di far ripartire le nostre attività in sicurezza, all’aperto?”.

La decisione però la prende il governo non la Regione

“Sì e l’assessore si è espresso in maniera solidale nei nostri confronti, dicendo che anche l’ente si aspettava il ritorno in zona gialla. Ci ha rassicurati che da lunedì dovrebbe succedere”.

E se non dovesse accadere?

“Non vogliamo tenere in considerazione l’eventualità, ovvio che saremmo pronti a manifestare ancora”

La vostra è una manifestazione non autorizzata, che ha creato anche diversi disagi lo scorso 1 aprile. Cosa risponde a chi se ne lamenta?

“Il disagio c’è stato ma è stato minio, il blocco è durato poco, lo capiamo ma le persone devono capire anche noi, categoria tra le più penalizzate”.  

Ha una organizzazione precisa e un nome la vostra organizzazione?

“No, siamo dei volontari. Esistono tante chat tra i ristoratori, quando si decide che è necessario manifestare chi c’è, c’è”.

Ha partecipato anche alla scorsa manifestazione?

“No, ero a casa col Covid”.

Cos’altro vi ha detto l’assessore?

“Ci ha rassicurati, dicendoci che la Regione è in cerca di risorse  per sostenerci a fondo perduto.  Abbiamo detto che va bene, ma anche che solo con le riaperture potremo davvero tornare a respirare. Noi ristoratori lavoriamo col fresco, abbiamo bisogno di programmare, riattivare un ristorante è un meccanismo complesso, ci sono da richiamare i lavoratori dalla cassa integrazione, programmare le forniture. Per pagarci i debiti ci servirà almeno un anno di lavoro, tra il 20 e il 30 per cento chiuderà la propria attività, tanti a Bari vecchia”.

Non temete ci sia il rischio di tornare in zona rossa come accaduto in Sardegna?

“In questi due fine settimana di colore arancione abbiamo assistito ad assembramenti ovunque. Fa caldo e la gente esce. Se fra due settimane avremo risultati peggiori nel computo dei contagi la colpa non sarà di certo nostra”.

Quante persone lavorano nelle sue attività a Bari vecchia?

“In dodici, tutti in cassa integrazione, con i costi fissi di affitti e utenze che continuano a maturare. Ora mi è arrivata anche la tassa per occupazione del suolo pubblico aumentata del 50 per cento rispetto allo scorso anno, senza ancora la possibilità del credito d’imposta. Per questo chiediamo riaperture immediate e in sicurezza, agevolazioni per i dehors e i posti a sedere esterni, anche da parte del Comune, che possa dare soprattutto una mano a chi possiede solo salette interne e non ha la possibilità di utilizzare così facilmente gli spazi esterni”.

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