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Cronaca

Crollo della palazzina a Barletta, arrestate quattro persone

Agli arresti domiciliari il titolare e due dipendenti dell' impresa incaricata di demolire resti di una palazzina accanto a quella crollata, e il titolare dell'impresa di costruzioni che avrebbe dovuto edificarne un'altra nella stessa area

A due mesi dal crollo della palazzina di via Roma a Barletta, in cui persero la vita cinque donne, un'operazione congiunta di carabinieri, polizia e guardi di finanza ha portato stamattina all'arresto di quattro persone, ritenute le presunte responsabili della tragedia.

GLI ARRESTATI - A finire agli arresti domiciliari il responsabile e due dipendenti dell'impresa incaricata di demolire il vecchi edificio pericolante adiacente alla palazzina poi crollata, e il titolate della ditta costruttrice che avrebbe dovuto edificare un nuovo immobile nella stessa area. Per i titolari delle due imprese il gip del tribunale di Trani ha disposto anche il provvedimento di interdizione alla professione imprenditoriale. Lo stesso procedimento ha riguardato l'architettoprogettista e direttore dei lavori all'interno del cantiere.

LE ACCUSE - Gli arrestati dovranno rispondere a vario titolo di disastro colposo, omicidio colposo plurimo e lesioni. Ai tecnici del Comune indagati i militari della Guardia di Finanza hanno inoltre notificato l'invito a rendere interrogatorio davanti al gip per l'eventuale applicazione di provvedimenti interdittivi a carico di Pubblici Ufficiali della locale amministrazione comunale responsabili di eventuali omissioni.

LE INDAGINI - Le indagini sul crollo della palazzina di via Roma, avvenuto lo scorso 3 ottobre, partirono contestualmente alle operazioni di soccorso. Subito dopo i funerali delle cinque vittime (quattro operaie di un opificio ubicato al piano terra dello stabile crollato e la figlia 14enne del titolare della ditta) nove persone furono iscritte nel registro degli indagati come presunte responsabili della tragedia.

Nei giorni successivi furono ascoltati numerosi testimoni, furono acquisiti documenti e filmati e fotografie che documentavano lo stato dei luoghi prima e dopo il crollo della palazzina. In particolare gli investigatori hanno accertato che i lavori di demolizione dello stabile adiacente a quello crollato furono eseguiti in maniera del tutto illegittima e non autorizzata, utilizzando anche un escavatore (come testimoniato da un inquilino dello stabile poi crollato), quando invece l'autorizzazione dell'Ufficio tecnico prevedeva l'utilizzo di mezzi manuali e di piccole dimensioni e puntellamenti atti ad impedire cedimenti o collassi del confinante edificio. Tale condotta fu adottata dal titolare e dai dipendenti della ditta appaltatrice senza che venisse impedita dall'imprenditore proprietario del cantiere e dal direttore dei lavori, nonostante nell'edificio adiacente, poi crollato, fossero comparsi evidenti segni di cedimento della struttura.

 

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