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Venerdì, 26 Aprile 2024
Cronaca

Droga in carcere, le accuse agli agenti arrestati: "Erano al servizio dei clan"

Oggi gli arresti sulla base di intercettazioni telefoniche e ambientali e testimonianze di pentiti. Secondo la Procura i due poliziotti mantenevano "rapporti privilegiati ed esclusivi" con alcuni detenuti

Erano conosciuti tra i detenuti baresi come 'Cartellino Rosso' e 'Franchin la Guardia': si tratta dei due agenti di polizia penitenziaria Giuseppe Altamura, 48enne, di Grumo Appula (poi trasferito nel carcere di Taranto) e Francesco De Noia, 49enne di Bitonto, arrestati oggi su disposizione della magistratura barese per i reati di detenzione e spaccio di droga e corruzione, in concorso con i pregiudicati Vincenzo Zonno, figlio del boss Cosimo e il cittadino albanese Nurce Kafilai. A entrambi i poliziotti la procura contesta il concorso esterno in associazione mafiosa, non riconosciuto dal gip nell'ordinanza d'arresto. Nell'atto si legge che Altamura "attraverso i rapporti privilegiati ed esclusivi" con alcuni detenuti "si assicurava forte considerazione, protezione e rispetto anche da parte degli altri reclusi, tanto da essere considerato uno di loro o comunque tifoso del clan Strisciuglio".

Secondo l'accusa introduceva in carcere droga, nascosta in pacchetti di sigarette, e altri oggetti non consentiti dal regolamento penitenziario in cambio di regali e compensi in denaro (da 200 a 500 euro per ogni panetto da 100 grammi di hashish). Nel 2009 avrebbe anche ricevuto da affiliati al clan Parisi un televisore da 42", come ringraziamento per i favori fatti nel periodo di detenzione (droga, lettori mp3, cd, profumi, orologi, aghi, filo). L'agente De Noia avrebbe introdotto in una occasione, nell'aprile 2012, i cosiddetti fili d'angelo, utili per segare le barre di ferro delle celle. Li aveva chiesti Vincenzo Zonno al padre Cosimo tramite una lettera consegnata al boss direttamente da 'Cartellino Rosso', perché il ragazzo stava programmando una evasione dal carcere insieme con altri quatto detenuti. Un pentito ha raccontato che appena entrato nel carcere di Bari gli fu presentato l'agente Altamura. "Questo è un amico nostro - gli avrebbe detto un altro detenuto - appartiene a noi, si mette a disposizione...per qualsiasi problema dimmelo che lo riferisco a Cartellino, che si mette a disposizione". Dopo la scarcerazione di un detenuto che aveva ottenuto i domiciliari - ha raccontato un altro collaboratore di giustizia - , l'agente si sarebbe recato a casa sua e gli avrebbe chiesto 300 euro dicendo di trovarsi in difficoltà economiche. La Dda gli contesta anche episodi di lesioni, minacce, ingiurie, calunnie e abbandono del luogo di servizio. Tutte accuse che il giudice ha rigettato nella misura cautelare. In particolare nell'aprile 2012 avrebbe colpito con calci e pugni sul viso, impugnando una chiave per l'apertura delle celle, un detenuto affidato alla sua vigilanza e lo avrebbe poi denunciato per resistenza e lesioni a pubblico ufficiale, pur sapendolo innocente. Tra agosto e dicembre dello stesso anno avrebbe minacciato lo stesso detenuto dopo aver saputo che questi lo aveva denunciato. "Infame e bastardo, - gli avrebbe detto - ti faccio vedere io se faccio parte degli Strisciuglio...devono sapere tutti che sei infame. Non sei buono, tanto che ti hanno fatto fuori dal clan. Non sapevi che qui sta Cartellino Rosso? Non ti sei fatto i fatti tuoi infamone. Hanno ammazzato il tuo coimputato e adesso tocca a te, come esci ti fanno la pelle e mò ti farò vedere io. Anche io ho gli amici miei. Ti farò passare i guai". (ANSA)

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