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Amtab, Di Matteo: "Vogliamo il riconoscimento dell'attività svolta"

Il presidente dell'azienda per i trasporti pubblici Antonio Di Matteo non molla e afferma di volere un riconoscimento del proprio lavoro dal sindaco Emiliano. Il numero uno Amtab, poi, conferma che seguiterà nel suo sciopero della fame

Non ci sta Antonio Di Matteo: il presidente dell'Amtab, tirato in ballo nei giorni scorsi dal sindaco Michele Emiliano che aveva denunciato una diffusione del malcostume in seno all'azienda relativa all'assunzione di personale affiliato a clan criminali, si dice deciso a continuare il suo sciopero della fame indetto, come da lui stesso dichiarato, per garantire la protezione della dignità dei lavoratori dell'Amtab.

In mattinata, Di Matteo ha tenuto una lunga conferenza stampa per chiarire dettagliatamente i motivi di tale decisione alla quale si impegna a dare seguito: "Continuerò lo sciopero - ha detto il presidente Amtab - perché voglio ottenere due risultati: il primo è il riconoscimento dell'attività svolta da me, dal consiglio d'amministrazione e da tutti i dipendenti. Il secondo è l'apertura di un tavolo di confronto con le istituzioni per discutere del presente, passato e futuro delle aziende partecipate perché in questo frangente va di mezzo la dignità della gente che lavora". Di Matteo, poi, parte all'attacco: "La questione relativa ad un cambio di presidenza dell'Amtab va avanti da due anni, non è un problema che nasce ora. Sono stato sulla graticola per tutto questo tempo ma ho sempre continuato a lavorare bene. Inoltre, da parte mia in questi due anni c'è sempre stata la volontà di incontrare Emiliano per discutere della questione ma questo non è mai successo visto che ci sono stati solo incontri superficiali e mai mirati al confronto sull'azienda". Il seguito verte sulle parole rilasciate dal sindaco domenica relative all'infiltrazione di persone affiliate a bande criminali in seno all'azienda: "Io non ho mai in questi anni nascosto la polvere sotto il tappeto perché sarebbe stato come uccidere l'azienda. Siamo stati i primi a licenziare per via dell'assenteismo che, per inciso, è calato dal 11,5% di quando mi sono insediato al 5% attuale. Abbiamo licenziato persone scoperte a rubare gasolio oppure sorprese ad intascare denaro di nostra proprietà. Tutto questo mostra i connotati di un'azienda che sa il fatto suo e che lavora al meglio".

Altro j'accuse sul commissariamento, tirato in ballo sempre da Emiliano qualche giorno fa: "Ai non addetti ai lavori bisogna innanzitutto spiegare che il commissario in una S.p.A. non esiste. Detto ciò, la parola commissariamento fa intendere che c'è qualcosa che non va nell'azienda mentre lo stesso Emiliano ha dichiarato, ad esempio, che la situazione è stata sanata e c'è stato un miglioramento del servizio. Un intervento di questo genere può creare un'idea distorta e il tentativo di far passare questo messaggio è grave perché delegittima il CdA e la dignità di quest'ultimo". L'attacco diventa frontale quando Di Matteo parla di sabotaggio: "C'è un episodio che non tutti conoscono relativo alla fuoriuscita di una gomma da un bus. Grazie al nostro tempestivo intervento e alle investigazioni quasi immediate sul caso, abbiamo appreso che questo episodio in condizioni normali non si sarebbe verificato. Manca la parola sabotaggio, parola che metto io". Insomma, esternazioni chiarissime chiuse con una nuova rivendicazione: "Io posso anche lasciare ma voglio che il mio lavoro, quello di Vincenzo De Candia e quello di Giuseppe Simone (consiglieri del CdA n.d.r.) venga riconosciuto. Vogliamo uscire a testa alta dalla vicenda".
 

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