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Sel, Losito: "Impulsivo, ma serviva una reazione alla manovra di palazzo"

L'ex assessore comunale alle Politiche giovanili torna sulle sue dimissioni: "Non mi sono disimpegnato". E intanto nel partito qualcuno chiede le dimissioni del segretario Cataldo

Acque agitate in casa Sel dopo le dimissioni di Fabio Losito. La scelta di Antonio Decaro di convergere su Silvio Maselli non solo non ha convinto la base, ma ha messo in discussione il ruolo del coordinatore regionale Gaetano Cataldo, da alcuni invitato a rassegnare le dimissioni per la cesura intercorrente tra la scelta del sindaco e la volontà degli organismi di partito.

“Ringrazio tutte e tutti per avermi regalato affetto, stima e solidarietà – scrive Fabio Losito sulla sua bacheca Facebook - Mi avete anche criticato e rimproverato, perché la mia dichiarazione è apparsa ad alcuni come un tradimento ed un atto teso al disimpegno, ma se avessi voluto disimpegnarmi avrei evitato di assumere questa decisione”.

“Ho agito in maniera impulsiva, ma tempestiva, perché era necessario dare uno scossone a tante compagne e tanti compagni sbigottiti e demoralizzati da questa ennesima manovra di palazzo”, continua l’ex assessore comunale alle Politiche Giovanili, che con la nomina di Maselli in giunta vede polverizzata la possibilità di essere promosso a consigliere comunale. Non sarebbe stato così se fosse stato scelto Pierluigi Introna nell’esecutivo Decaro. Un’indicazione fuoruscita dalle assemblee cittadine del partito e che alla fine non ha avuto alcun esito.

In realtà sembra che sul nome di Maselli ci sia stato l’assenso di Vendola che, da par suo, non ha mai rilasciato alcuna dichiarazione ufficiale sulle scelte del sindaco di Bari. Da qui la scollatura tra i vertici e  Losito (sostenuto da alcuni compagni, ndr) che ha chiesto a Gaetano Cataldo di rimettere il mandato di segretario regionale con l’accusa di inefficace coordinamento. Al momento però non sembra un’ipotesi al vaglio del diretto interessato, anche perché la discussione sul post-voto è ancora in corso e le scala delle responsabilità presenta diversi gradi di lettura. Il neosindaco di Bari infatti ha affermato di aver scelto in totale autonomia i suoi assessori. Ha ascoltato tutti, ma sulle sue scelte finali non ha voluto accettare alcun diktat partitico. Una regola valsa sia per tutti, compreso il Partito Democratico a cui è iscritto.   

Rimane il periodaccio del partito diretto da Vendola. La spaccatura nel congresso di Riccione, la tensioni del dopo Europee per il mancato ingresso di Marco Furfaro nel Parlamento di Strasburgo, la rimessa in discussione del proprio posizionamento a Roma e, in ultimo, i malumori baresi per la gestione del partito, riproducono la foto di un smottamento che potrebbe avere effetti diversi anche nel breve periodo. Del resto le prossime elezioni sono dietro l’ango

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